Genitorialità

Non hai avuto modo di scegliere i genitori che ti sei trovato, ma hai modo di poter scegliere quale genitore potrai essere.

(Marian Wright Edelman)


Parlare ad oggi di genitorialità rimanda a più concetti: colui/colei che ha generato un bambino/a e se ne prende cura; – colui/colei che ha generato un bambino/a ma non se ne prende cura; – colui/colei che si prende cura di un bambino/a senza averlo generato.

È da subito evidente, quindi, che il riferimento agli aspetti “biologici” per definire la genitorialità è ormai riduttivo, si può essere genitori pur senza aver concepito quel bambino. Spesso si parla della genitorialità come di qualcosa di esclusivamente “naturale”, intimamente collegato agli “istinti”, ma in realtà la cultura produce nell’uomo strategie di allevamento della prole che riflettono le pressioni ambientali di un passato recente, codificate in costumi piuttosto che in geni e trasmesse socialmente piuttosto che biologicamente.

Mi faceva riflettere una discussione all’Ospedale di Ginevra in cui mi raccontavano di una foto scattata ad un bambino appena nato con alle sue spalle ben 5 adulti: la coppia di genitori che lo avrebbero adottato, la donna che aveva “prestato l’utero”, il donatore di sperma, la donatrice di ovuli. Tutti allegramente riunti per scattare una foto con il piccolo appena nato prima di affidarlo ai “genitori”.  Quel bambino forse si sentirà figlio di 5 genitori?  Queste ed altre domande sono legittime nel momento in cui ci interroghiamo con una genitorialità “tutta moderna” (e che a volte, a mio avviso, andrebbe velata anziché fotografata!) e che ci fa riflettere sulla genitorialità ancora più che in passato.