La bellezza dell’unicità. L’esempio di Allevi, un orgoglio italiano.

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Osservare un’intervista di Allevi, noto compositore e pianista, è sicuramente un’esperienza interessante, può suscitare simpatia (a me ne suscita tantissima!), antipatia, ma è certo che qualcosa di forte lo susciti. Per chiunque sia vicino al mondo dell’autismo ed in particolar modo dell’Asperger, non si può non notare una certa “Aspergitudine” di Allevi: la goffaggine, lo sguardo sfuggente, la risata non sempre contestuale; ma soprattutto il suo racconto: la sua vita fatta di ansia, attacchi di panico, scarsa integrazione con i coetanei,  aspettative che lo schiacciano ed il grande amore (paragonabile ad un interesse pervasivo)  per la musica. Allevi sembrerebbe un personaggio dalle scarsi doti sociali, ma sicuramente dotato di un talento spiccato (quello per la musica) a cui si è dato anima e corpo trasformandolo in un lavoro pieno di amore.  Questa breve considerazione non vuole assolutamente essere un iter diagnostico di Allevi, ma semplicemente la sottolineatura di come tutta una serie di caratteristiche, che potrebbero sembrare zavorre, non vogliano proprio dir nulla. L’essere umano è sempre aperto al “divenire”, il punto di partenza può essere più o meno positivo ma non dice nulla su dove quella persona arriverà, quali traguardi riuscirà a raggiungere. Durante un’intervista Allevi raccontava la sua esperienza al liceo,  si descriveva come il compagno strano, isolato, non interessato alle uscite ma solo allo studio e a quello della musica in particolare. Insomma era il compagno invisibile, quello non invitato alle feste, non integrato. Sentire questo spaccato di vita mi ha intenerita perché mi ha ricordato i ragazzini con cui lavoro: quanti di loro sono quello strano della classe?! Ma tanto basta per dire che quel ragazzo non ce la farà? No. Credo che tutti noi abbiamo avuto quel compagno di classe un po’ strano e bizzarro, ma anche quel compagno che era così bravo e secchione (col quale semmai i genitori ci paragonavano) e che poi non si è realizzato.  La partita con la vita ci cambia carte in continuazione, dobbiamo sia avere una buona mano che saperle giocare. È ormai assodato che l’autismo, anche Asperger, è un modo di essere che può condurre lontano. Ora proviamo ad immaginare se quel giovane Allevi, adolescente invisibile, fosse stato un gran festaiolo, pieno di amici, inviti e con una soddisfacente vita relazionale. Oggi sarebbe il genio che è? Non credo!

Insomma possiamo conoscere il nostro punto di partenza, ma questo non predetermina quello di arrivo!

Dott.ssa Rosaria Ferrara

1 Comment

  1. Sabrina ha detto:

    Mi è piaciuto molto il suo articolo. Nel mio percorso scolastico della scuola materna ho notato che la scuola e la società ci mettono del loro a ritenere il ‘diverso’ uno su cui lavotarci per farlo ‘diventare’ come tutti gli altri. Spero che le elementari siano meno ‘lovellanti’.

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