chirurgia della psiche

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Cos’è una psicoterapia?

Se volessimo sintetizzare cos’è una terapia- psicoanaliticamente orientata- potremmo sicuramente dire che è “un’esperienza di parola”.  Non c’è orrore, non c’è trauma che all’interno di un percorso psicoterapico possa sfuggire all’essere detto ed alleviato. Una psicoterapia non promette miracoli, “guarigioni”, ma di trovare la verità, la strada del desiderio, quello autentico, che molte volte nella vita si abbandona. Quante donne archiviano l’essere donna, per essere solamente mamme e non concedersi altro, quanti figli seguono la strada che i genitori indicano aderendovi passivamente, rinunciando alla ricerca della propria strada, vocazione.  Ma quanto  costa realizzarsi? Seguire la propria strada? Tanto, soprattutto tanta paura.

Il terapeuta serve anche a questo, a fare un salto verso l’ignoto, a scrollarci di dosso tutti i desideri che gli altri proiettano su di noi, prendere fiato e cercare la propria strada. Tutto ciò non è semplice, ma è possibile e ne vale la pena.

Una giovane paziente, dopo anni in cui si è dedicata ai figli, al marito, bussa alla mia porta perché tormentata da una serie di comportamenti compulsivi verso i figli. La donna soffriva di un sintomo particolarmente acuto in cui doveva in continuazione tastare i figli o se stessa alla ricerca di segni, noduli, che svelassero l’essere in atto di una brutta malattia. Dopo pochi mesi di terapia il sintomo si è fortemente alleviato, ma soprattutto la donna ha fatto un’esperienza di autenticità rispetto alla propria vita: è riuscita a discostarsi da quell’etichetta di madre e moglie e si è concessa l’iscrizione ad una scuola da estetista. Questo passo, prima della psicoterapia, la paziente lo interpretava come un tradimento verso la famiglia. Una buona madre non poteva permettersi uno spazio di autonomia! Ora può.

Ecco uno dei motivi per cui la psicoterapia, orientata alla psicoanalisi, è una sovversione. Il terapeuta ci aiuta a liberarci di tutta quella cascata di parole che ci è piovuta addosso e che ha fatto di noi quello “bravo, buono, terribile, brutta…”. Isolare le parole della nostra vita, che ci consegnano ad un destino, non è facile. È una sorta di chirurgia della psiche, in cui terapeuta e paziente, insieme, trovano nuove parole per dire il passato del paziente e permettere al paziente un futuro inedito e non più “già segnato”.

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