L’Autismo alla Camera, 15 gennaio 2018.

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Autismo alla Camera: quando il talento aiuta a superare la dis-abilità

A forzar troppo la realtà, si rischia di farla delirare[1]. È forse quanto sta accadendo nel dibattito odierno sull’autismo?

Approcciare l’autismo significa avvicinarsi ad una realtà che coinvolge la comunità scientifica internazionale, l’opinione pubblica ed i Servizi Sanitari, in un’epoca (quella odierna) in cui si pretende che i propri desideri siano riconosciuti come dei diritti. Allora tutto si complica ancora di più, perché non sempre gli scopi della comunità scientifica, dell’opinione pubblica e del Servizio Sanitario combaciano tra di loro, tantomeno combaciano con i diritti del soggetto e delle famiglie che viene completamente spazzato via, dimenticato in questi discorsi. Già vi è difficoltà a ridare posto al soggetto al di là dei limiti eventualmente determinati dal suo organismo, figuriamoci cosa ne è del soggetto ridotto ad una lista categoriale di sintomi.

Ma dall’autismo Kanneriano, quello degli anni ’40, all’autismo versione DSM-5[2], ci sono stati tanti cambiamenti.

Dal DSM-I con 106 categorie diagnostiche presentate in 130 pagine, al DSM-5 con oltre 300 categorie diagnostiche presentate in 572 pagine, la differenza è sostanziale.  Non solo sembrerebbe che esistano più disturbi, ma il DSM è passato dall’essere influenzato dalle correnti psicodinamiche che hanno contribuito nella stesura delle prime due edizioni, al divenire, con la svolta del DSM-III un catalogo “ateoretico” dei disturbi.

In particolar modo l’ultima versione del Manuale diagnostico, sembrerebbe imporre dei criteri diagnostici che potrebbero provocare una serie di “perdite” di diagnosi di autismo. La verifica di questa condizione di perdita di diagnosi, mi ha condotta a farne la questione centrale all’interno del mio lavoro di dottorato che svolgo per l’Università di Losanna. Possibile che l’autismo si modifichi fenotipicamente con il passare del tempo? Che venga definito e ridefinito quasi come una moda?E se sì, come si modifica?

Così come la diagnosi, anche il modo di trattare l’autismo, si è fortemente barricato dietro ricerche metodologicamente “forti” ma talvolta ideologicamente discutibili. La ricerca, quindi, non sempre corrisponde a quelle che sono le necessità del soggetto autistico che si trova ad essere incanalato in trattamenti che lo riconducano ad una “normalità a tutti i costi”. Paradossalmente, poi, la ricerca in Italia appare ancora molto scarna su alcune questioni fondamentali per i soggetti autistici e le loro famiglie. Dei temi che sarebbe interessante approfondire potrebbero essere: l’evoluzione dell’autismo nella giovinezza e nell’età adulta, l’intervento precoce, l’espressione dell’autismo nel genere femminile. Trattare l’autismo, a mio avviso, dovrebbe consistere nel pianificare progetti di vita, tener conto delle attitudini, delle abilità del soggetto e proiettarle nel futuro! Ecco perché in occasione dell’incontro del 15 gennaio avverrà anche la presentazione dell’O.I.S.M.A. (Osservatorio Italiano Studio e Monitoraggio Autismo), organizzazione che nasce con l’intento di rilanciare nel discorso politico e sociale una tipologia  di ricerca vicina ai bisogni dei soggetti autistici e delle loro famiglie.

Ecco brevemente di cosa parlerò il 15 gennaio alla Camera, “darò i numeri” (statisticamente parlando) ma con la speranza che la ricerca, che i numeri servano sempre di più a chi l’autismo lo vive ogni giorno sulla propria o altrui pelle.

 

Per maggiori info sull’autismo www.diagnosi-autismo.it

[1] Ansermet F., 2015,  La fabrication des enfants. Un vertige technologique. Odile Jacob, Paris.

[1] Idem, p. 17

[2] Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.

2 Comments

  1. Renata noseda ha detto:

    Trattare l autismo . Dovrebbe essere pianificare progetti di vita…. Non deliranti ma vivibili e sostenibili. Giovinezza adolescenza età adulta e al femminile. Il talento e sicuramente da sostenere ma per poter esprimere il talento bisogna poter vivere prima di tutto in sicurezza e riconosciuti con dignita

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