Aspettare che passi l’ansia

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Chi non ha mai provato l’ansia? Ovvero quello stato di tremore, incertezza, eccessiva preoccupazione
talvolta accompagnata da un corredo somatico ben preciso (tachicardia, sudorazione, insonnia, difficoltà
a deglutire… ). È qualcosa che sarà capitato a tutti. Al giorno d’oggi, poi, capita che già da bambini si
soffra di ansia e si inizi una terapia proprio per questo. Non è raro che mi arrivino dei piccoli a studio e
mi dicano di sentirsi male, di non sapere perché e di provare ansia.
L’ansia caratterizza i nostri giorni, i nostri ritmi sempre frenetici, tecnologici. È bene specificare che pur
non essendo una malattia, ma anzi talvolta è molto utile, può però cronicizzarsi e diventare un disturbo.
L’ansia è infatti un segnale, la spia che ci avvisa che qualcosa non sta andando bene. Può essere
un’occasione da cogliere al volo, prim’ancora che si cronicizzi trasformandosi in uno stato di fondo.
L’ansia può essere molto utile di fronte ad una performance, pensiamo alla sua utilità nel momento in
cui dobbiamo sostenere un esame, una gara, o una qualsiasi altra prova della vita. In questi casi l’ansia ci
attiva, ci mette in allerta, facendoci cacciare il meglio di noi. Altre volte, invece, l’ansia risulta quasi
essere un fulmine a ciel sereno. Apparentemente non abbiamo uno specifico motivo per cui essere
preoccupati, tuttavia a livello inconscio c’è.
Ecco perché in questi casi è utile rivolgersi allo psicoterapeuta, per poter comprendere quale conflitto,
quale ricordo, quali parole, anche del passato, danno vita alla nostra ansia nel presente.

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